mercoledì 28 aprile 2010

Riflessioni sul pensiero positivo - auto motivarsi al successo

Spesso accadono le cose che avevamo pensato ci potessero accadere: se abbiamo l’idea di non riuscire in una determinata cosa, facilmente non riusciremo, e così al contrario se abbiamo l’idea di farcela, avremo molte possibilità di riuscirci. Questo non solo in relazione alla nostra capacità di valutazione, ma anche perché in qualche modo ci auto motiviamo al successo o all’insuccesso.

La mattina, appena svegli o subito dopo, si e ancora fra il mondo del sonno in cui prevale l’irrazionale e il mondo cosciente del razionale. Tutti sappiamo dell’angoscia mattutina che ci assale di fronte all’idea di una giornata lunga e faticosa e dello sforzo di cominciare a muovere il cervello nel tentativo di organizzare e pianificare la battaglia quotidiana.

Le radici dell’ottimismo sono proprio nella capacità di cominciare bene ogni giornata: se si comincia all’attacco, si è già a metà strada.
Occorre imparare a superare di slancio i momenti di tristezza e la sensazione di incapacità che in queste prime ore possono comparire: se ci si sofferma a riflettervi so sopra, difficilmente si riuscirà a riprendere adeguatamente l’energia necessaria al compito.

Un atteggiamento mentale positivo è l’espressione di un pensiero positivo. Il pensiero è dunque, ciò che determina quello che siamo e come appariremo. Se i nostri pensieri sono tristi, avremo un atteggiamento negativo verso la vita e lo comunicheremo al di là di ogni nostra volontà. Così, se abbiamo dei pensieri allegri, dimostreremo benessere.
Allo stesso modo ogni altro aspetto dei nostri pensieri ha un equivalente in ciò che siamo, dimostriamo di essere. Siamo dunque l’espressione di quello che passa per la nostra testa, ma soprattutto di quello che tende ad annidarsi stabilmente.

Se non abbiamo costituzionalmente la capacità di vedere positivo e di comunicare questa visione, come possiamo fare? Se veramente siamo costantemente pessimisti, non avremo deciso di intraprendere la strada in salita che si presenta a chi desidera diventare una persona di successo. Questa scelta, infatti, implica la necessità di avere dentro un pensiero positivo, orientato verso un futuro migliore, anche senza esserne coscienti.

Prendiamo in considerazione quelle persone le cui idee non rosee nei confronti del futuro sono determinate da un’eccessiva prudenza, appresa come metodo saggio di stare nel mondo: in questi casi avendo deciso di intraprendere una libera professione, quindi una strada di crescita, non si potrà non constatare che quell’utilità che si riconosceva alla propria prudenza nel non esagerare nel farsi prendere da ottimismo è in disaccordo con gli obiettivi di vita.
Queste persone, pur vitali, evidentemente controllano in modo eccessivo le energie istintive e per bloccarne le valenze rischiose, ne imbrigliano anche quelle positive. Dovranno perciò imparare a far scorrere l’energia controllarla mentre la utilizzano. Dovranno rinunciare a farsi rassicurare, a chiedere consiglio.
Del resto per chi ha scelto un
percorso di successo, l’unica esperienza che conta è la propria e va fatta da soli, così da poterne riconoscere con certezza la paternità.

Se riconosciamo dentro di noi questo desiderio di essere positivi come necessità imperante, abbiamo tutte le possibilità di modificare ciò che nel mondo ci impedisce di esserlo, ciò che nel mondo ci impedisce di affermarci e di sfondare. Dobbiamo con tutte le nostre forze togliere di mezzo ciò che sulla nostra strada si frappone all’essere ottimisti. Credere in noi stessi è già essere ottimisti, e tentare e ritentare nella convinzione che alla fine riusciremo è già un’espressione di pensiero positivo che potrà coinvolgere chi ci è accanto. Forse all’inizio potranno prenderci per sognatori, ma la costanza e la pervicacia, usate con intelligenza, faranno modificare l’opinione di chi osserva.

Chi vuole diventare qualcosa e ci crede, a qualcosa di positivo arriva sempre. Non riescono quelli che lungo la strada sono stati sopraffatti dalla stanchezza e hanno ritenuto più comodo fermarsi: del resto è bene sapere fin dall’inizio che rimanere in gara, raggiungere nella vita obiettivi e soddisfazioni, non è comodo ne è privo di sacrifici. Ma se si resta in gara si arriva sempre, a dispetto della sfortuna.

Dal punto di vista statistico – matematico la fortuna, è anche la sfortuna, non esistono. Nel singolo caso è vero è che si può incappare in una serie di eventi sfavorevoli, ma poi questa serie termina. Se non succede, e le contingenze negative tendono a non esaurirsi, sarà ragionevole cominciare a pensare che con grande probabilità ce le siamo anche un po’ volute noi: se siamo in grado di riconoscere questo dobbiamo quindi trovare la soluzione perché non si ripetano.
Se riteniamo invece che la sfortuna esista, dovremo pensare che comunque può essere forzata tentando e ritentando, correggendo gli errori che man mano emergono, per girarla a nostro favore.

http://gioiaefelicita.blogspot.com

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